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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

Aderite all"

ORDINE LAICO dei " CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA

Seminario bipartisan - Presto un documento comune tra FareFuturo e ItalianiEuropei

Voto agli immigrati e cittadinanza Un "asse" tra Fini e D’Alema

L’ex leader di An: italiani i bimbi che hanno frequentato le scuole qui

DA PIAZZA DELLA REPUBBLICA a Piazza BOCCA DELLA VERITA'

Corteo anti-razzista: "Siamo in 200mila"

Studenti con i canotti gonfiabili

Manifestazione nazionale per dire "no" ad ogni discriminazione e alla violazione dei diritti umani

2009-10-18

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Il Mio Pensiero:

Dal Sito Internet di

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2009-10-18

CORRIERE della SERA

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2009-10-19

La norma riguarda le amministrative. Requisito minimo: cinque anni di residenza in Italia

Voto agli immigrati, proposta bipartisan

Deputati di Pd, Pdl, Udc e Idv sottoscrivono insieme il testo che apre agli stranieri la scelta dei sindaci

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NOTIZIE CORRELATE

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Voto agli immigrati e cittadinanza . Un "asse" tra Fini e D’Alema (19 ottobre 2009)

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Cittadinanza, scontro alla festa del Pdl (26 settembre 2009)

(Ansa)

(Ansa)

ROMA - Diritto di voto per le elezioni amministrative ai cittadini extracomunitari regolarmente residenti in Italia da almeno cinque anni. E' il contenuto di un progetto di legge depositato oggi alla Camera e che ha come primi firmatari deputati delle principali forze politiche di maggioranza e di opposizione: Walter Veltroni (Pd), Flavia Perina (PdL), Roberto Rao (Udc), Leoluca Orlando (IdV), Salvatore Vassallo (Pd). Di fatto, tra le forze politiche rappresentate in Parlamento, manca solamente la Lega Nord.

OBIETTIVO INTEGRAZIONE - "L’approvazione del progetto - spiegano i promotori - costituirebbe un primo passo concreto per promuovere l’integrazione di persone che in molti casi già partecipano pienamente alla vita civile delle comunità locali in cui risiedono, sono rispettose delle relative consuetudini, lavorano con dedizione, pagano le tasse, hanno figli che vanno a scuola con i bambini italiani, condividono con i cittadini italiani le stesse esigenze e gli stessi problemi connessi alla fruizione dei servizi pubblici. La presentazione congiunta del progetto da parte di esponenti di diversi gruppi dimostra che su questi temi è possibile, oltre che necessario, un confronto tra tutte le forze politiche nazionali". A partire da domani verranno raccolte ulteriori adesioni e nei prossimi giorni si terrà una conferenza stampa per esporre il contenuto del progetto.

LA PROPOSTA VELTRONI - Già un anno fa, il 2 settembre 2008, era stata presentata una proposta di legge costituzionale che aveva come primo firmatario Veltroni, seguito da Livia Turco e Massimo D'Alema, oltre a tutti gli altri deputati del Pd. Il testo della proposta, la n. 1.635, era composto di soli quattro articoli che introducevano, appunto, la possibilità di voto alle elezioni amministrative per tutti i cittadini stranieri residenti regolarmente in italia da oltre 5 anni, riconoscendo loro il diritto di recarsi alle urne sulla base degli stessi requisiti - cittadinanza a parte - già previsti dalla legge per gli italiani. La proposta prevedeva di estendere il diritto oltre che al voto anche alla "presentazione di petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità" (articolo 50 della Costituzione) e all'accesso agli uffici delle pubbliche amministrazioni che erogano servizi sanitari e servizi sociali, escludendo quelli legati alla pubblica sicurezza e alla difesa dello Stato. Il diritto di voto sarebbe stato infine esteso anche ai referendum per leggi in materia di autonomie locali.

 

19 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-18

Seminario bipartisan - Presto un documento comune tra FareFuturo e ItalianiEuropei

Voto agli immigrati e cittadinanza Un "asse" tra Fini e D’Alema

L’ex leader di An: italiani i bimbi che hanno frequentato le scuole qui

DAL NOSTRO INVIATO

ASOLO (Treviso) — Esportare lo spirito di Asolo sulla giustizia sarebbe un po’ troppo: "Non siamo così sprovveduti, io e D’Alema. Ma credo che la buona volontà possa portare all’intesa su altri punti". E in effetti Gianfranco Fini e Massi­mo D’Alema, in chiusura della seconda edizione del seminario bipartisan delle Fondazioni FareFu­turo e ItalianiEuropei , portano a casa un bel pac­chetto di punti di convergenza sul tema dell’im­migrazione, che diventeranno presto un docu­mento congiunto. Si parte da un paradigma con­diviso, ovvero che la sicurezza si raggiunge attra­verso l’integrazione, e si arriva a misure concrete: agevolazione dell’immigrazione di qualità, cittadi­nanza a chi nasce in Italia, diritto di voto ammini­strativo e ora di religione islamica facoltativa.

La mattina comincia con D’Alema che prende di petto la Lega: "Vedo che per il Veneto si decide da Milano: stanno prendendo gli stessi vizi che contestavano". Parla delle "minacce" di Berlu­sconi: "In questo clima non si può fare nessuna riforma". Nel pranzo con i ragazzi delle Fondazio­ni si lascia andare a una bordata contro il france­schiniano Piero Fassino, senza nominarlo: "Alcu­ni nostri dirigenti hanno fatto dichiarazioni po­puliste sui respingimenti. Quando si parla della Convenzione di Ginevra, certe cose non si do­vrebbero neanche pensare".

Nel dibattito — moderato dal direttore del Cor­riere della Sera Ferruccio de Bortoli — D’Alema punzecchia Fini sul reato di clandestinità e sul voto degli italiani all’estero. Il presidente della Camera glissa. Ma è sul "modello Asolo" che si insiste. Fini apre: "Se vogliamo che lo straniero si senta parte di una comunità, deve poter gode­re anche di diritti. Non è buonismo, non siamo diventati di sinistra, è buon senso". D’Alema chiede un "disarmo bilaterale": "Siamo stati al governo con gente che aveva una visione irenica della società multietnica". Errore speculare sul­l’altro fronte: "Si sono cavalcati i sentimenti di paura dei cittadini, in una logica securitaria".

D’Alema annuncia: "Serviranno 300 mila stra­nieri all’anno nei prossimi dieci anni". Fini lan­cia una proposta "che spero abbia una ricaduta legislativa": "Chi è nato in Italia o ci arriva picco­lissimo e frequenta un intero ciclo scolastico, di­ciamo fino a 10 o 11 anni, può diventare cittadi­no italiano". D’Alema è d’accordo: "Ma andrei an­che oltre, non aspetterei che abbiano fatto le scuole: direi che chi nasce in Italia è italiano". Poi lancia quella che definisce "la via italiana al­l’integrazione ". Ovvero il voto amministrativo come "volano d’integrazione": "Come accadeva con l’immigrazione interna: a San Miniato si fece una casa del popolo per loro, perché non si capi­va cosa dicevano. Poi, però, visto che votavano, li si è andati a cercare". Inutile dire che Fini è d’accordo: "Lanciai l’idea cinque anni fa e fui cro­cefisso: non ho cambiato idea". Sui test di lin­gua, D’Alema non si dice contrario, ma esercita il suo noto sarcasmo: "Se certi esami si facessero dove lavoriamo noi, diciamo... ma lasciamo per­dere ".

Fini conclude con una speranza: "L’anno scor­so ricordo i sorrisini per la nostra proposta di una Bicamerale per i decreti attuativi del federali­smo fiscale, che poi si è fatta". Quest’anno gli pia­cerebbe una riforma nel senso delle misure cita­te, sia pure al ribasso rispetto al progetto biparti­san Granata-Sarubbi (e infatti Granata, finiano, protesta subito). Ma va anche oltre: "Sarebbe bel­lo arrivare a un federalismo istituzionale, con il Senato delle Regioni". Con procedura bipartisan, come dice riferendosi a Berlusconi: "Fare rifor­me da soli è legittimo, ma non sempre è politica­mente preveggente" .

Alessandro Trocino

18 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

DA PIAZZA DELLA REPUBBLICA a Piazza BOCCA DELLA VERITA'

Corteo anti-razzista: "Siamo in 200mila"

Studenti con i canotti gonfiabili

Manifestazione nazionale per dire "no" ad ogni discriminazione e alla violazione dei diritti umani

Contro razzismo e i respingimenti in mare (Ansa)

Contro razzismo e i respingimenti in mare (Ansa)

ROMA - È giunto in piazza Bocca della verità il corteo antirazzista che ha attraversato le strade di Roma sabato pomeriggio. La manifestazione, alla quale, secondo gli organizzatori (il 'Comitato 17 ottobre formato da circa 500 tra associazioni e sigle sindacali) hanno aderito 200mila persone, ha visto scendere in piazza per dare il loro sostegno Dario Franceschini, Franco Grillini, Marco Ferrando, Paolo Ferrero, Guglielmo Epifani, Aurelio Mancuso dell'Arcigay, Ezio Mauro, Piero Sansonetti, Moni Ovadia. Sul palco gli interventi di Aurelio Mancuso, Don Tonio Dell'Olio di Libera, Moni Ovadia, Concita De Gregorio direttrice del quotidiano L'Unità e Heidi Giuliani, madre di Carlo Giuliani."Siamo in 200 mila". L'evento è nato per dire ’no’ al "razzismo dilagante, per l’abrogazione del pacchetto sicurezza e contro i respingimenti in mare". Sono oltre 430 le organizzazioni sociali e politiche, laiche e religiose, nazionali e locali che hanno aderito finora, insieme a singole personalità e a tanti Comuni italiani che sfileranno con il gonfalone delle città. "Si prepara quindi un grande appuntamento di popolo - garantiscono - a vent’anni dalla prima grande manifestazione antirazzista che si tenne a Roma dopo l’uccisione del giovane rifugiato sudafricano Jerry Masslo".

(Ansa)

(Ansa)

IN PIAZZA - Italiani e stranieri, molti con le famiglie, studenti e organizzazioni del volontariato, associazioni, centri sociali, sindacati, ong, artisti, intellettuali, partiti e "tutti quegli uomini e quelle donne che hanno deciso di dire basta all’intolleranza, a provvedimenti discriminatori, alla violazione costante dei diritti umani". Per questo, gli organizzatori hanno scritto alle principali reti e testate televisive e radiofoniche, a cominciare da quelle del servizio pubblico, per chiedere la diretta. Il corteo si muoverà alle 14.30 da piazza della Repubblica, e, dopo aver percorso via Einaudi, piazza dei Cinquecento, via Cavour, piazza Esquilino, via Liberiana, piazza Santa Maria Maggiore, via Merulana, via dello Statuto, piazza Vittorio Emanuele, via Emanuele Filiberto, viale Manzoni, via Labicana, piazza del Colosseo, via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, via del Teatro Marcello, via Petroselli, si concluderà a Piazza Bocca della Verità.

GLI STUDENTI - Piccoli canotti gonfiabili con scritte come "Maroni sui gommoni" e "No ai respingimenti" e l'immagine di una grande onda affiancata dalla scritta "Respingiamo il razzismo". Dietro questo striscione oltre un migliaio di immigrati, soprattutto di Roma e della Campania, sono già partiti in corteo da piazzale Aldo Moroa Roma, davanti all'università La Sapienza, aderendo assieme agli studenti dell'Onda alla manifestazione nazionale anti-razzista. Il corteo si unirà agli altri manifestanti a piazza della Repubblica fino ad arrivare a piazza Bocca della Verità. Sul tetto all'entrata della Sapienza, alcune studentesse hanno anche esposto striscioni con la scritta "Antirazziste, antisessiste, antifasciste" assieme alla bandiera della pace. Al corteo anche le immagini del 'santinò di "San Papier, protettore degli imigrati" e striscioni contro la camorra.

 

16 ottobre 2009(ultima modifica: 17 ottobre 2009)

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2009-10-20

Elettorato attivo alle amministrative ai cittadini stranieri lungo-residenti

La proposta firmata da deputati di Pd, Pdl, Udc e Idv. La Lega: "Non se ne parla"

Immigrati, ecco la legge bipartisan

"Voto a chi vive in Italia da 5 anni"

I radicali: "Estendere la sanatoria a chi lavora al di fuori del settore domestico"

Immigrati, ecco la legge bipartisan "Voto a chi vive in Italia da 5 anni"

L'iniziativa per la regolarizzazione a Roma

ROMA - E' stato depositato oggi alla Camera un progetto di legge che ha come primi firmatari deputati di maggioranza e di opposizione per riconosce il diritto di voto per le elezioni amministrative ai cittadini extracomunitari regolarmente residenti in Italia da almeno cinque anni.

Il voto agli immigrati più stabili - Primi firmatari della proposta di legge bipartisan sono Walter Veltroni (Pd), Flavia Perina (Pdl), Roberto Rao (Udc), Leoluca Orlando (IdV), Salvatore Vassallo (Pd). Nei prossimi giorni saranno raccolte nuove adesioni e il progetto sarà presentato pubblicamente in attesa di sollecitarne la calendarizzazione nei lavori della Camera: "L'approvazione del testo - si legge intanto in una nota dei promotori - costituirebbe un primo passo concreto per promuovere l'integrazione di persone che in molti casi già partecipano pienamente alla vita civile delle comunità locali in cui risiedono, sono rispettose delle relative consuetudini, lavorano con dedizione, pagano le tasse, hanno figli che vanno a scuola con i bambini italiani, condividono con i cittadini italiani le stesse esigenze e gli stessi problemi connessi alla fruizione dei servizi pubblici".

Il no immediato della Lega - La presentazione congiunta del progetto da parte di esponenti di diversi gruppi dimostra, secondo i promotori, che "su questi temi è possibile, oltre che necessario, un confronto tra tutte le forze politiche nazionali". La proposta di legge rischia di diventare un problema per la maggioranza parlamentare. Da parte della Lega, infatti, è arrivato un immediato stop: "La Lega Nord - dice Luciano Dussin, vicepresidedente vicario del gruppo leghista alla Camera - non si presterà a giocare partite truccate come queste, perchè rispettosa da sempre dei programmi elettorali che ha sottoscritto con il proprio elettorato". Secondo Dussin, i firmatari della proposta di legge "un effetto lo hanno già ottenuto": "E' quello - dice Dussin - di dimostrarsi sempre più lontani dalle esigenze reali del Paese".

Diritti per i figli dei migranti - Sempre oggi, è stata depositata alla Camera la proposta di legge, a firma della deputata pd Luisa Bossa, per estendere i diritti degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia con carta di soggiorno anche ai loro figli maggiorenni. "La mia proposta di legge - dice Bossa - ha come obiettivo quello di sanare una odiosa discriminazione della nostra legislazione. I figli degli stranieri in possesso della Carta di soggiorno, al compimento del diciottesimo anno d'età, vedono ristretti i loro diritti e potrebbero scivolare nella clandestinità. Questi ragazzi - sottolinea Bossa - hanno passato gran parte della loro vita in Italia, hanno studiato qui, ma al compimento dei diciotto anni perdono alcuni diritti collegati allo status dei genitori" e se non studiano o non trovano un lavoro rischiano di diventare clandestini.

Sanatoria non solo per badanti - Un'altra proposta in tema di immigrazione è stata presentata dal Partito radicale nel corso di un presidio con oltre tremila immigrati organizzato a Roma per chiedere una sanatoria per tutti gli immigrati che hanno un lavoro e che sono rimasti esclusi dalla regolarizzazione per il lavoro domestico: "Abbiamo proposto una legge - ha detto Emma Bonino, vicepresidente del Senato -, firmata sia dalla destra che dalla sinistra, per regolarizzare chiunque abbia un lavoro. Non è lo Stato che deve decidere se legalizzare chi fa un mestiere o no. L'impegno è che la legge venga calendarizzata. Non sarà facile, perchè questo è un periodo in cui non prevale la ragione ma altro, come i calcoli elettorali". Per favorire l'approdo in aula della proposta, i radicali chiedono un incontro con il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

(19 ottobre 2009

 

 

 

2009-10-18

Tra la grande folla tanti immigrati giunti da tutta Italia

Al centro della protesta il pacchetto sicurezza e il reato di clandestinità

In piazza contro il razzismo

"200 mila in corteo a Roma"

Laici e cattolici uniti contro le politiche migratorie del governo

Le denunce dei migranti: "Meglio essere un cane che un immigrato"

In piazza contro il razzismo "200 mila in corteo a Roma"

ROMA - Si è conclusa la lunga marcia del popolo che oggi è sceso in piazza per manifestare contro il razzismo, il reato di clandestinità e gli altri provvedimenti contenuti nel pacchetto sicurezza. Da piazza della Repubblica fino alla Bocca della Verità, sono 200 mila - sostengono gli organizzatori - le persone che hanno sfilato per le vie di Roma.

Opposizione, associazioni e immigrati in piazza. Uniti, sotto la comune bandiera dell'antirazzismo, forze d'opposizione e movimenti, sia laici che cattolici. Tante le sigle che hanno promosso l'iniziativa: Cgil, Arci, Emergency, Beati costruttori di pace, Pax Christi. Hanno sfilato anche i leader di Sinistra e libertà, del Prc, alcuni parlamentari dell'Idv e, a sorpresa, il segretario del Pd, Dario Franceschini. Ma i veri protagonisti sono stati gli immigrati, giunti a Roma da tutta Italia, anche con treni speciali.

Slogan e striscioni. Un grande striscione che recita "No al razzismo, al reato di clandestinità, al pacchetto sicurezza" ha inaugurato la marcia. Moltissimi extracomunitari hanno esibito le immagini di "San Papier, protettore degli immigrati" e striscioni contro le mafie, le politiche per l'immigrazione dell'esecutivo definite "discriminatorie e razziste" e

striscioni con su scritto: "sì alle regolarizzazioni per tutti e tutte". Un cartellone recava scritto: ''E' meglio essere un cane che un immigrato qui in Italia'', mentre un gruppo di extracomunitari giunti da Casal di Principe, nel Casertano, hanno urlato slogan contro la camorra e il lavoro nero.

Franceschini: "Clima di intolleranza preoccupante". A sorpresa, ha partecipato al corteo anche il segretario del Pd Dario Franceschini, che ha rivendicato all'opposizione la presentazione di molte proposte di legge sulla cittadinanza, il diritto di voto amministrativo e lo ius soli. "Gli episodi di razzismo e violenza avvenuti a Roma nelle ultime settimane - ha detto - sono segnali molto preoccupanti. E' preoccupante che la destra, dopo essersi riempita la bocca di tante parole, blocchi una legge, come quella sull'omofobia, all'inizio del suo percorso". Poi, sull'immigrazione, ha aggiunto: "Il governo deve smetterla di porre sullo stesso piano immigrazione clandestina e criminalita''.

Ovadia: "Estremisti legittimati da Alemanno e da governo nazionale". L'attore e scrittore ebreo Moni Ovadia, anche lui in piazza, punta il dito contro il governo nazionale e l'amministrazione comunale della capitale, colpevoli di fomentare un clima razzista. "A Roma - ha detto - molti gruppi di estrema destra si sentono legittimati a compiere le azioni che compiono da una amministrazione di destra come quella del sindaco Gianni Alemanno". Poi la bacchettata alla politica nazionale: "Nella cultura di questo governo ci sono componenti intolleranti e xenofobe. Non è un caso se è stata respinta la proposta di legge contro l'omofobia e varate norme sui respingimenti anche di chi può accedere al diritto d'asilo''.

Manifestazione pacifica. La manifestazione si è svolta in modo assolutamente pacifico. Niente incidenti durante il corteo, ma - secondo quanto riferito dalla società che gestisce la metropolitana di Roma - un gruppo di circa 200 persone dirette alla manifestazione avrebbe danneggiato 4 tornelli della linea A.

(17 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

Tra la grande folla tanti immigrati giunti da tutta Italia

Al centro della protesta il pacchetto sicurezza e il reato di clandestinità

In piazza contro il razzismo

"200 mila in corteo a Roma"

Laici e cattolici uniti contro le politiche migratorie del governo

Le denunce dei migranti: "Meglio essere un cane che un immigrato"

In piazza contro il razzismo "200 mila in corteo a Roma"

ROMA - Si è conclusa la lunga marcia del popolo che oggi è sceso in piazza per manifestare contro il razzismo, il reato di clandestinità e gli altri provvedimenti contenuti nel pacchetto sicurezza. Da piazza della Repubblica fino alla Bocca della Verità, sono 200 mila - sostengono gli organizzatori - le persone che hanno sfilato per le vie di Roma.

Opposizione, associazioni e immigrati in piazza. Uniti, sotto la comune bandiera dell'antirazzismo, forze d'opposizione e movimenti, sia laici che cattolici. Tante le sigle che hanno promosso l'iniziativa: Cgil, Arci, Emergency, Beati costruttori di pace, Pax Christi. Hanno sfilato anche i leader di Sinistra e libertà, del Prc, alcuni parlamentari dell'Idv e, a sorpresa, il segretario del Pd, Dario Franceschini. Ma i veri protagonisti sono stati gli immigrati, giunti a Roma da tutta Italia, anche con treni speciali.

Slogan e striscioni. Un grande striscione che recita "No al razzismo, al reato di clandestinità, al pacchetto sicurezza" ha inaugurato la marcia. Moltissimi extracomunitari hanno esibito le immagini di "San Papier, protettore degli immigrati" e striscioni contro le mafie, le politiche per l'immigrazione dell'esecutivo definite "discriminatorie e razziste" e

striscioni con su scritto: "sì alle regolarizzazioni per tutti e tutte". Un cartellone recava scritto: ''E' meglio essere un cane che un immigrato qui in Italia'', mentre un gruppo di extracomunitari giunti da Casal di Principe, nel Casertano, hanno urlato slogan contro la camorra e il lavoro nero.

Franceschini: "Clima di intolleranza preoccupante". A sorpresa, ha partecipato al corteo anche il segretario del Pd Dario Franceschini, che ha rivendicato all'opposizione la presentazione di molte proposte di legge sulla cittadinanza, il diritto di voto amministrativo e lo ius soli. "Gli episodi di razzismo e violenza avvenuti a Roma nelle ultime settimane - ha detto - sono segnali molto preoccupanti. E' preoccupante che la destra, dopo essersi riempita la bocca di tante parole, blocchi una legge, come quella sull'omofobia, all'inizio del suo percorso". Poi, sull'immigrazione, ha aggiunto: "Il governo deve smetterla di porre sullo stesso piano immigrazione clandestina e criminalita''.

Ovadia: "Estremisti legittimati da Alemanno e da governo nazionale". L'attore e scrittore ebreo Moni Ovadia, anche lui in piazza, punta il dito contro il governo nazionale e l'amministrazione comunale della capitale, colpevoli di fomentare un clima razzista. "A Roma - ha detto - molti gruppi di estrema destra si sentono legittimati a compiere le azioni che compiono da una amministrazione di destra come quella del sindaco Gianni Alemanno". Poi la bacchettata alla politica nazionale: "Nella cultura di questo governo ci sono componenti intolleranti e xenofobe. Non è un caso se è stata respinta la proposta di legge contro l'omofobia e varate norme sui respingimenti anche di chi può accedere al diritto d'asilo''.

Manifestazione pacifica. La manifestazione si è svolta in modo assolutamente pacifico. Niente incidenti durante il corteo, ma - secondo quanto riferito dalla società che gestisce la metropolitana di Roma - un gruppo di circa 200 persone dirette alla manifestazione avrebbe danneggiato 4 tornelli della linea A.

(17 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2009-10-18

Cittadinanza e voto, patto Fini-D'Alema

di Susanna Turcotutti gli articoli dell'autore

Prima ancora che aprano bocca, sul palco l’effetto cromatico dello spirito dialogante e condivisivo di Asolo è assicurato. Massimo D’Alema è alla sinistra del direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli e porta una cravatta blu sfumatura farefuturo. Gianfranco Fini siede alla destra, e sfoggia una cravatta che vira al rosso italianieuropei. Sono arrivati sin qui insieme, con l’aereo presidenziale, e ripartiranno insieme, dopo aver chiuso il workshop sull’immigrazione organizzato in tandem, per il secondo anno, dalle rispettive fondazioni. E di tanta condivisione non c’è nulla da stupirsi. La simpatia e stima reciproca son cose di vecchia data. Le frequenti telefonate una pratica consolidata. Pupilli di Berlinguer l’uno e di Almirante l’altro, messi dai leader a guidare le rispettive organizzazioni giovanili di partito, i due hanno in comune ben più che la freddezza caratteriale e l’amore per l’ironia. Hanno il passo dei politici puri, il carattere, e la storia – anche da numeri due - che si portano dietro, che li accomuna al di là delle ovvie diversità di schieramento.

Così i due leader "post", arrivati oggi a un nuovo punto di svolta, esprimono senza difficoltà sul tema dell’immigrazione un punto di vista che parte da storie diverse, ma arriva alle stesse conclusioni: "Serve un disarmo bilaterale delle opposte paure e speranze, una rivoluzione di buonsenso per affrontare oggi la sfida: perché il fenomeno dell’immigrazione è strutturale, non finirà domani". Una visione tanto condivisa che, a giorni, le due fondazioni faranno un documento comune, in quattro punti: agevolare l’immigrazione di qualità, modificare i criteri di concessione della cittadinanza, dare la possibilità ai bambini musulmani di studiare la religione islamica a scuola, e diritto di voto amministrativo agli immigrati. "Quando lo proposi io, quel diritto, fui crocifisso, e non ho certo cambiato idea", ricorda Fini dal palco. "Non c’è dubbio, invece, che l’integrazione politica potrebbe essere la via italiana all’integrazione", dice D’Alema, ricordando i tempi dell’immigrazione interna, "quando a San Miniato concessero una casa del popolo ai meridionali, però separata ‘perché non li capiamo’, per poi scoprire che era meglio andare là se si volevano conquistare quei voti".

Fattore di integrazione sarebbe pure una nuova legge per ottenere la cittadinanza, che Fini immagina ricalcando in gran parte la proposta Granata Sarubbi in discussione alla Camera: "La mia proposta è che chi nasce in Italia o ci arriva da piccolissimo e completa un ciclo di studi abbia la cittadinanza. Non è eversivo. Era così anche nella legge del 1912", dice. Mentre D’Alema, che pur condivide, sposta ancora più a sinistra l’asticella: "Io direi che chi nasce in italia è italiano, senza prove da superare", spiega. Ironizzando pure sul test di lingua prevista dal Granata-Sarubbi: "Se l’esame lo facessimo pure dove lavoriamo noi, chissà quanti lo supererebbero".

Piena condivisione sulla pur altrove contestata proposta Urso: insegnare la religione islamica nelle scuole ai bambini musulmani. Fini e D’Alema, concordando, non perdono occasione per replicare alla Lega. "Io non ci trovo nulla di scandaloso: se un bambino vuol conoscere il Corano e nessuno a scuola glielo spiega, finisce magari che ci pensa qualche estremista". E D’Alema, sul punto, sfoggia tutto il suo sarcasmo: "Ho sentito dichiarazioni imbarazzanti, per il carattere primitivo… quasi versi gutturali, direi", spiega. Fini, intanto, diventa paonazzo dal ridere: da presidente della Camera, è il massimo che si concede.

18 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

"No al razzismo", duecentomila in piazza

di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore

"Noi 'volliamo' permesso di soggiorno", intonano. In italiano, tamburellato, scandito con ritmo africano, come una litania infinita. Lo scandiscono da anni. "Casa, lavoro, libertà di culto e soggiorno per tutti, non solo per chi pulisce le case e cambia i pannoloni". E poi: "No al razzismo, no al reato di clandestinità". Sono cento, duecentomila. Una fiumana, che, partita alle 14.30, puntuale, a sera ancora continua a scorrere per le vie di Roma, da piazza Venezia alla Bocca della Verità mentre dal palco una donna minuta, Edda Pando, grida: "Abbiamo riempito questa città, abbiamo dimostrato che questo paese ha un memoria, noi siamo la sua memoria e siamo anche il suo futuro, siamo la società che vuole cambiare questa Italia". Visi neri, occhi scuri stanno ad ascoltarla. È la loro voce quella che dal palco arringa, interroga, accusa, incalza.

Questo paese che "ha conosciuto la tragedia collettiva dei migranti, come mai tira fuori tutto questo accanimento nei confronti dei migranti, nei confronti dei gay, nei confronti dei musulmani, come mai milioni di noi vengono discriminati e non commettono reato come sarebbe il falso in bilancio o corrompere i giudici per poi coprirsi con il lodo, questo degrado culturale è il cancro del paese, è la malattia, non la soluzione", pungola memoria e coscienza un ragazzo venuto dalla Costa d'Avorio, Aboubakar Soumahor, che fa l'operaio ma parla da leader a un movimento che sente alle spalle l'America di Obama ("Negli anni cinquanta i neri dovevano cedere il posto ai bianchi sull'autobus, oggi salgono non solo sul pullman ma anche alla Casa Bianca"), e anche in Italia conta già vent'anni di storia. E anche i suoi eroi. "Jerry Essan Maslo 1959-1989" e "Abba 1989-2009", recitano i cartelli con le foto di due giovani africani uccisi a vent'anni di distanza. Li portano per le vie di Roma altri ragazzi, venuti dal Ghana, dalla Costa d'Avorio, dall'Eritrea, dalla Somalia, dal Bangladesh. E arrivati da troppo poco tempo in Italia per sapere chi sono. Che importa? "Sono fratelli".

Fratelli, simboli di un movimento che prende nome dalla manifestazione di oggi ("Comitato 17 ottobre", si sono voluti chiamare gli organizzatori). E che oggi, per le vie di Roma, mentre scorreva vastissimo dal Colosseo all'Altare della Patria, si è scoperto moralmente più forte anche della paura. "Abbiamo sfilato per le strade di questa città? Avete avuto paura? Avete temuto per la vostra sicurezza?", chiede Edda. La domanda che la folla dei duecentomila consegna al paese. Insieme ad una verità che dovrebbe essere semplice: "La vita di un essere umano non equivale a un permesso di soggiorno".

"Si alla regolarizzazione di tutti e tutte". "No al razzismo, al reato di clandestinità e al pacchetto sicurezza". La piattaforma è tutta lì sugli striscioni che aprono un corteo dove sventolano le bandiere dell'Arci, della Cgil, dei Cobas, dell'Arcigay, ma di cui i migranti vogliono essere protagonisti.

"I politici devono stare dietro, di vetrine voi ne avete già tante", corrono a riprendere il segretario del Pd, Dario Franceschini, che, all'altezza del Colosseo, a sorpresa, si unisce al corteo, raggiungendo Jean Leonard Touadì. "Questa per i diritti degli immigrati è una nostra battaglia, culturale prima ancora che politica, accoglienza, rispetto delle differenze, il popolo italiano non può perdere questi valori", spiega la sua adesione. "Perché allora il Pd non ha aderito alla piattaforma?", lo insegue un "giovane comunista". "Lo scorso sabato ho partecipato a una manifestazione della Cisl per gli immigrati, in tutti i luoghi dove si manifesta contro il razzismo noi ci siamo", risponde Franceschini. Un immigrato gli domanda: "Possiamo fare un lodo per gli immigrati? O la sinistra sta con gli immigrati o che sinistra è?". Il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero gli va incontro: "Ciao segretario". "Ci sono alcune battaglie che continuiamo a condividere", spiega Franceschini a chi gli domanda se quella stretta di mano è preludio a future alleanze. "Con Rifondazione siamo alleati in quasi tutti i comuni italiani", si schermisce.

Paolo Ferrero (Prc), Nichi Vendola (Sl), Marco Ferrando (Pcl), Guglielmo Epifani (Cgil), sfilano attenti a non primeggiare. "Il governo vuole alimentare una guerra tra poveri", denuncia Ferrero. "In Italia – dice Vendola – c'è un clima che fa paura, un clima di crescente inciviltà che, d'altronde, ha accompagnato l'ascesa al governo delle destre ed un lessico ispirato ad un certo degrado culturale". "Troppo razzismo nei sotterranei della società", denuncia Epifani, e poca "consapevolezza dei rischi che corre una società che ha paura e fobia del diverso".

È l'opposizione che fuori e dentro il parlamento prova a dare una risposta a quello che sta succedendo nel paese. Ma nel corteo, è un'altra forma di rappresentanza, senza mediazione, senza mediatori, che irrompe. Quella delle migliaia di comitati, associazioni, coordinamenti di immigrati, che cominciano ad avere voce e leader.

Bridget, nigeriana, 35 anni, da venti in Italia. Qui ha studiato, qui lavora. Fa l'assistente sociale. "Io sono clandestina", ha scritto sulla maglietta rossa. Anche se clandestina non lo è più. Dal 2003 è diventata cittadina italiana. E ora lotta per gli altri. Con l'associazione delle donne nigeriane, con la diaspora africana, sull'onda di Obama "per modificare l'immagine del nero e dell'immigrato". Per lei nell'Italia degli anni '90 non è stato facile ma ora è peggio. "Vent'anni fa c'era almeno la possibilità nel tempo di inserirsi, adesso no, non riesci nemmeno a rinnovare il permesso di soggiorno". L'Italia – dice - è peggiorata perché si è messa a discriminare tra i diritti degli altri e quelli degli immigrati, che sono tagliati fuori dal welfare, "non hai diritto alla casa, non hai diritto a niente, se perdi il lavoro diventi clandestino".

"E adesso denuncia anche me", in corteo sfilano tante, tantissime magliette disegnate da Staino per l'Unità. Elisa, diciannove anni, capelli biondi, occhi azzurri, ha fatto in tempo a comprarla allo stand di piazza della Repubblica prima che il corteo partisse. "Bella vero?", la mostra. "Sono qui perché ci tengo", dice. A cosa? "Alla libertà", risponde. "In Italia non ci sono leggi che tutelano i diritti di tutti, loro, gli immigrati, fuggono dai loro paesi e se li rimandiamo indietro respingiamo la loro aspirazione alla libertà".

Ci sono anche quelli che l'italiano ancora non lo parlano. Come Collins, 23 anni, scuro come l'ebano, viene dal Ghana. È partito questa mattina da Castelvolturno come gli altri ragazzi con cui sfila in corteo. Vive in Italia da un anno. Abbastanza per capire che per lui non sarà facile. Ha chiesto asilo. Glielo hanno negato. "Questo è il mio problema, niente asilo, niente permesso di soggiorno, niente lavoro". In Ghana ha studiato ingegneria. Lavoro? "Solo in nero, in campagna, a raccogliere pomodori", risponde Robert , 35 anni, 3 figli, del Ghana, anche lui partito da Castelvolurno: "Sono qui – dice – perché lo stato italiano non mi ha riconosciuto, ho chiesto asilo non me l'hanno dato, permesso di soggiorno nemmeno, c'è solo lavoro in nero per noi".

"Ho quattordici anni, sono una seconda generazione ma soprattutto sono africana e sono orgogliosa", grida Fatima, una cascata di treccine nerissime e una grande rabbia per il paese dove i suoi sono venuti a vivere vent'anni fa e dove lei è nata. "Ma in queste condizioni - dice -, in un paese così, sentirsi italiana non è facile...".

"Casa lavoro libertà di culto e soggiorno per tutti", recitano i tazebao volanti appesi al collo. "Noi venuti qui in Italia, pulire loro casa, cambiare pannoloni, ma noi possiamo fare anche altri lavori, ma non è per questo che siamo venuti qua e non è democrazia dare permesso di soggiorno solo a chi pulisce casa e cambia i pannoloni agli italiani, questo è uno schifo di legge", spiega al megafono Goni, che viene dal Bangladesh, 29 anni, un figlio, da 6 anni in Italia, da due anni senza più permesso di soggiorno.

"Perché solo le badanti? Perché non gli edili o gli operai? Questo è razzismo", scandisce un ragazzo che parla un italiano perfetto ma ha i tratti magrebini. "Sono venuto in Italia a due anni, ne ho ventidue, sono italiano, vorrei esserlo anche per lo Stato". In tasca per ora ha un permesso di soggiorno a tempo indeterminato. Con quello studia, storia a Venezia, e lavora per mantenersi. Ma non è la stessa cosa che avere la cittadinanza italiana. Quella non ce l'hanno né lui che il 25 aprile era in piazza con i partigiani a leggere le lettere dei condannati a morte della resistenza italiana né suo padre che lavora alla Fincantieri, né sua madre. "E' un paradosso, io in questo paese non posso nemmeno votare".

17 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

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